MEDFILM FESTIVAL 2022: IL CINEMA DEL MEDITERRANEO A ROMA
Dal 3 al 13 novembre torna il MedFilm Festival, il più longevo festival di cinema della Capitale, il primo e unico evento cinematografico italiano dedicato alle cinematografie del Mediterraneo, che per dodici giorni guarderà, attraverso il Cinema, la letteratura, l’industry, ai temi cruciali dell’oggi.
“Mi trovo spesso a disagio con il sostantivo cultura…… Se penso alla ragione di ciò mi rendo conto che gran parte del disagio dovuto al sostantivo ha a che fare con il preconcetto che la cultura sia un qualche oggetto, una cosa o una sostanza, fisica o metafisica. Questa sostanziazione sembra riportare la cultura entro lo spazio discorsivo della razza, e cioè proprio entro quell’ idea per contrastare la quale era stata in origine concepita. Se implica una sostanza mentale, il sostantivo cultura privilegia di fatto quell’idea di condivisione, accordo e compiutezza che contrasta fortemente con quel che sappiamo sui dislivelli di conoscenza e sul prestigio differenziale degli stili di vita e distoglie l’attenzione dalle concezioni e dall’azione di coloro che sono emarginati e dominati. Se è invece vista come una sostanza fisica, la cultura comincia allora a puzzare di qualche varietà di biologismo, inclusa la razza, che abbiamo sicuramente superato come categorie scientifiche”.
Arjun Appadurai, Antropologo, Professore di Media, Culture and Communication alla New York University
Cos’è il laboratorio
(a cura di Laura Guazzone, Professoressa di Storia Contemporanea del mondo arabo; Ada Barbaro, Professoressa di Letteratura contemporanea del mondo arabo; Francesco Zappa, Professore di Islamistica)
L’obiettivo del laboratorio è stimolare e migliorare le capacità di riflessione e dibattito dei tirocinanti sulle opere viste durante l’esperienza come membri della Giuria Universitaria del MedFilm Festival in relazione ai temi affrontati nel tirocinio. Il laboratorio si è svolto in un incontro online che si è svolto dalle 10 alle 13 dell’11 febbraio 2022 sulla piattaforma Zoom. Il laboratorio è stato diviso in tre sezioni tematiche denominate “focus”.
FOCUS TEMATICI:
1. Cultura e identità nel Mediterraneo > Letture di Ugo Fabietti, Alessia Melcangi, Francesco Remotti, Marco Antonio Pirrone.
2. Cinema, letteratura e questioni di genere nel Mediterraneo > Letture di Veronica Flora, Aldo Nicosia, Marco Antonio Pirrone, Olga Solombrino.
3. Diritti umani e islam nel Mediterraneo > Letture di Abdullahi Ahmed An-Na’im, Marco Antonio Pirrone, Francesco Zappa.
Come si svolge il laboratorio
Ciascuno studente sarà “oratore” in uno dei tre focus, a sua scelta, e “commentatore” negli altri due. In ogni focus ciascun “oratore” ha illustrato al gruppo il proprio discorso attraverso il supporto di slides, il proprio personale percorso di collegamento culturale tra i temi del focus approfonditi nelle letture assegnate e le opere di cui è stato spettatore nel MedFilm Festival. Al termine di tutte le presentazioni di ciascun focus, i commentatori hanno espresso brevemente i propri commenti (di accordo o disaccordo) sulle presentazioni degli “oratori” e analizzato insieme in che modo i film o i documentari visti al MedFilm Festival hanno affrontato/interpretato gli argomenti dei focus nella prospettiva delle analisi delle letture proposte.
“(…) Cosa c’è dopo avere sostenuto (l’ho fatto nel libro L’ossessione identitaria del 2010) che l’identità è un mito, è un mito pernicioso, un mito di cui ci si può liberare? Cosa c’è al posto delle identità? Al posto delle identità sono affiorate le somiglianze. Non è che prima non ci fossero: semplicemente erano tenute nascoste dalle identità, dalla politica delle identità. Le identità tagliano via le somiglianze, le negano (i nazisti negavano qualunque somiglianza con gli ebrei, gli hutu con i tutsi e così via). Ma se ci si libera del pensiero identitario, le somiglianze — dotate di resilienza — riaffiorano. Ho dedicato un libro alle Somiglianze per rendermi conto che esse non sono soltanto in superficie: sono in profondità, perché coincidono con i legami che connettono le varie cose del mondo, compresi i “noi”, compresi i noi identitari. Riconoscere le somiglianze significa aprire una via per la convivenza. Il percorso è poi tutto ancora da compiere (…)”
(estratto da Intervista all’antropologo Francesco Remotti, professore emerito all’Università di Torino, a cura di Daniela Monti)
Professoressa Ada Barbaro, Studentesse e Studenti del tirocinio
«(…) L’universalità deve essere costruita attraverso l’idea di consenso progressivo. Per raggiungerlo è necessario tener conto delle relazioni di potere. Questo vale per ogni tipo di universalismo, non solo per le fedi (…) Il mio scopo è creare consapevolezza della necessità di ricorrere a forme alternative di potere come le istituzioni internazionali. Non lasciare che gli stati si risolvano le questioni fra di loro ma coinvolgere tutta l’umanità… mi sembra che le due cose siano parecchio diverse. Per parlare di dialogo interreligioso, tolleranza e rispetto e per praticarli, servono istituzioni e sistemi normativi. Finché restano il tentativo di singoli, non hanno possibilità di riuscita, ma se si lavora insieme, non si penserà più in termini di quello che l’altro vuole estorcermi o impormi, ma in termini di comunità umana (…)» (da Diritti umani tra potere duro e potere morbido di Abdullahi Ahmed An-Na’im)
« (…) Le réseau des droits fondamentaux donne à chacun la dignité d’une personne, ne laisse personne naufragé dans son propre destin, entretient l’espoir de paix, de liberté, d’égalité. Les droits de l’homme constituent donc une limite à la fois à l’autorité des États et à la liberté inconditionnelle des individus; ils représentent le paradigme et le test décisif de la juridicité même des systèmes juridiques. Il n’y a pas de loi, pas de droit, pas de justice sans la pleine reconnaissance des droits et la possibilité effective de les réaliser. (…) Quand la protection des droits de l’homme brise la logique des frontières pour affirmer un ordre public de justice pour les personnes, il faut avoir le courage de considérer la centralité de l’homme comme un lien entre les diverses traditions constitutionnelles, les différentes sources du droit , et même les différentes jurisprudences, nationales et internationales, qui exigent, voire imposent d’accepter la contamination vertueuse et réciproque du savoir juridique comme levier et ancrage d’une perspective solidement communautaire et solidaire. La perspective des droits fait tomber toutes les barrières idéologiques. Les distinctions entre droit interne et droit externe, entre common law et droit civil, entre public et privé, s’estompent. (…) »
Pietro Grasso, Président du Sénat de la République Italienne
« Quelles sont les propriétés qui font de moi un certain individu et me distinguent de tout ce qui existe dans le monde? S’agit-il de propriétés purement physiques ou sont-elles également des caractéristiques mentales? Quelle est la nature des personnes humaines? Qu’est-ce qui fait qu’une personne donnée existe à des moments différents, survivant à une série de changements drastiques, mais restant toujours la même entité? Et quels changements ne pourrait-il pas survivre? (…) De cette première liste de questions émergent deux thèmes principaux: le problème de la nature des personnes et celui des critères de leur identité dans le temps. (…) »
Michele Di Francesco – Enciclopedia Italiana Treccani – VII Appendice (2007)
LEAVING NO ONE BEHIND Towards Inclusive Citizenship in Arab Countries Research Paper published for the United Nations Development Programme – Regional Bureau for Arab States
Authors: Adel Abdellatif, Paola Pagliani and Ellen Hsu
Introduction Building inclusive societies has been a challenge in Arab countries, and the limitations in inclusion have become more acute since 2011, as the relationship between citizens and the state — and among various social groups — has deteriorated in some countries. Despite different governance structures, all Arab countries manifest serious fault lines in modern notions of citizenship. The starting point of this paper is that the Arab region’s human development fault lines have grown more complex since 2011 — and deepened in several countries. Today many people live insecure lives, more people live under persistent pressures that inhibit them from realizing their potential as human beings, and too many lives are cut short as armed conflicts take their grim toll. If the ongoing conflicts are not resolved and demographic projections of faster population growth in crisis countries are realized, 40 percent of the people in Arab countries will live in crisis and conflict in 2030, when the SDGs should be achieved. Achieving the SDGs in Arab countries thus requires addressing the most debilitating development problems related to citizenship in a region where the relations between the state and society remain deeply fraught and contested amid political, social and economic fragility. Given the importance of understanding, and potentially explaining, manifestations of exclusion and inequality, the link between citizenship and human development needs to be further explored.
Auteurs: Pacello, Maria Cristina, Huber Daniela, Kerrou M., Nouira A
Introduction
Le document fournira d’abord une analyse de fond, basée sur un examen critique des discours de l’UE et d’autres acteurs internationaux et régionaux clés, des positions discursives des acteurs de la société civile (y compris à ce stade uniquement les documents produits par réseaux sociaux qui couvrent la Méditerranée) et le discours académique. L’objectif n’est pas seulement de déconstruire le discours de l’UE sur la démocratie, les droits de l’homme et désormais la résilience; il le juxtapose également au discours d’autres acteurs top-down et bottom-up. Le le discours académique produit en Europe joue un rôle spécifique dans ce tableau d’ensemble car il s’inscrit généralement dans le discours plus large de l’UE, même si une littérature critique émerge qui résiste à ce discours. C’est à cette dernière littérature que ce work package cherche à contribuer. La deuxième et les troisièmes parties de cet article s’écartent donc de l’eurocentrisme de la littérature de deux manières. Premièrement, la deuxième partie donne un aperçu introductif du rôle central joué par la société civile dans les soulèvements arabes et au-delà. Malheureusement, on sait très peu de choses dans la littérature sur la façon dont les acteurs individuels et de la société civile basés dans les quatre études de cas de pays perçoivent leur propre rôle dans leur pays et les idées politiques qu’ils défendent pour leur pays. La troisième partie de cet article présente donc une méthodologie visant à combler cette lacune en effectuant une analyse du discours des documents pertinents produits par un certain nombre d’acteurs de la société civile dans ces pays et en menant des entretiens récursifs avec ces parties prenantes.
Les relations État-société au Moyen-Orient et en Afrique du Nord (MENA) ont été profondément affectées par la dynamique autour des identités collectives à la suite des soulèvements arabes et d’autres développements de grande envergure aux niveaux national et régional, comme la tentative de coup d’État ratée en Turquie ou les ramifications du conflit syrien. Il est donc de la plus haute importance de discuter des changements (ou de leur absence) dans l’articulation des identités collectives, des pressions qui les façonnent et de leur impact sur les acteurs sociétaux et finalement sur leurs relations avec les institutions et politiques étatiques. À cet égard, deux tendances peuvent être identifiées selon lesquelles la pluralisation et l’hybridation dans certains pays, par exemple le Maroc et la Tunisie, s’opposent à l’enracinement et à la polarisation, comme l’illustrent les cas israélien et turc. Il en résulte une conflictualité accrue dans les relations État-société et au sein des sociétés en général dans la région MENA avec le risque de retombées au niveau régional.
La pandémie COVID-19 conditionne non seulement l’évolution de la région méditerranéenne, mais affecte également tous les domaines de sa société, à tous les niveaux. C’est pour ça que l’Annuaire consacre son Dossier à l’analyse des perspectives des relations Euromed à l’époque du coronavirus à travers les prismes de différents thèmes tandis que les articles de la section Panorama (courts articles sur les thèmes les plus pertinents de l’espace méditerranéen) offrent une vision transversale de les effets de la pandémie sur les régions, les pays et les secteurs stratégiques. La section Keys se concentre sur les mobilisations populaires qui ont eu lieu dans la région MENA, le changement climatique en Méditerranée, les relations de l’Europe avec l’Afrique, le statu quo des conflits dans la région et leur contexte géopolitique. Enfin, l’Annuaire propose des chronologies, des statistiques et des cartes, qui fournissent une mine d’informations et complètent parfaitement l’analyse proposée dans les articles.
Ce rapport offre une «carte» des diverses situations des femmes dans la région MENA après 2011. Il montre qu’il y a eu d’énormes réalisations et améliorations dans la vie des femmes dans le domaine de la santé et de l’éducation, mais moins de progrès dans l’emploi; et que les inégalités juridiques restent répandues, tout comme les limitations de la participation des femmes à la politique et à la société civile. Le rapport analyse l’impact des événements récents, en particulier les conflits, mais aussi les opportunités politiques qui se sont présentées à la suite des soulèvements arabes de 2011. Il aborde également la situation des personnes LGBT (lesbiennes, gays, bisexuels et transgenres), et plus particulièrement leur mobilisation et l’évolution des attitudes à l’égard de leurs droits. Le rapport se termine en se concentrant sur la politique occidentale de genre dans la région. Il plaide pour une approche qui équilibre les exigences éthiques des droits individuels et collectifs, et pour une position libérale qui respecte et soutient les droits des femmes et des LGBT sans être trop prescriptive sur les valeurs et les choix qui devraient régir la vie des individus.
Utilisant une perspective large et interdisciplinaire sur les relations de genre, «Reconstructing Gender in the Middle East» questionne les stéréotypes de longue date sur la subordination traditionnelle des femmes dans la région. Avec des essais sur la construction du genre en Iran, en Turquie, en Israël, au Maroc, en Égypte, au Liban et dans les territoires occupés, cette collection propose une vaste exploration de la tradition, de l’identité et du pouvoir dans différentes régions du Moyen-Orient. Cherchant à surmonter les notions occidentales monolithiques de la vie des femmes dans «la société traditionnelle», les essais de la première partie réexaminent l’hypothèse selon laquelle telles sociétés laissent peu de place à la participation des femmes. La deuxième partie se concentre sur la reconstruction des identités par les femmes en Iran, en Turquie, en Israël et dans les territoires occupés. Les auteurs examinent les variables complexes qui contribuent au développement des identités – y compris le sexe, la classe et l’ethnicité – dans diverses sociétés du Moyen-Orient, se demander si certaines identités sont plus importantes pour les femmes que d’autres. Ces essais examinent également la question de la formation de l’identité de groupe par rapport à l’autonomie de l’individu. La troisième partie examine la relation entre le genre et le pouvoir dans la vie quotidienne au Liban, en Israël, en Égypte et au Maroc, montrant comment les relations de pouvoir sont constamment contestées et renégociées entre les membres de la famille et les membres d’une communauté, entre les nations et entre les hommes et les femmes. Avec sa collection de perspectives contemporaines éclairées et diverses sur les femmes au Moyen-Orient, «Reconstructing Gender in the Middle East» est un travail important qui aura un impact significatif sur la façon dont nous regardons le genre dans les sociétés traditionnelles.
Auteurs: Vittorio Daniele e Paolo Malanima (University Magna Graecia of Catanzaro)
Resumé
Le but de cet article est d’analyser les tendances des inégalités économiques, sociales et politiques entre les pays méditerranéens au cours de la période 1950-2015. Après l’examen des inégalités de PIB par habitant entre et au sein des nations, nous présentons un indice de développement humain (IDH) qui inclut une mesure des acquis démocratiques. Le principal résultat est que les inégalités de revenus, après la hausse à partir des années 50, ont diminué à partir du début du XXIe siècle. Les inégalités de l’IDH, au contraire, ont constamment diminué au cours de la période considérée, tandis qu’un processus de démocratisation s’est produit. Dans l’ensemble, malgré la convergence entre les pays méditerranéens, les inégalités économiques sont beaucoup plus profondes que celles des indicateurs sociaux et politiques.